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giovedì 15 maggio 2014

Il Jumpismo: che gli Dei tutti lo stramaledicano.








Oggi parleremo del Jumpismo, un fenomeno o per meglio dire, linea di condotta che per principio io odio a morte e che sta alla base di un sacco di manga ed anime recenti e non, per i quali molti di voi probabilmente stravedono.

Andiamo con ordine.



Tutto comincia con una rivista giapponese di fumetti, all'inizio degli anni 70, chiamata Jump: grazie a fumetti di buona qualità, la rivista prospera fino al momento nel quale qualcuno decide di dare una ulteriore botta di vita, con una tattica commerciale geniale da un lato e da merda umana dall'altro.

Sulla rivista misero un questionario con cinquanta parole fra le quali i lettori dovevano scegliere le tre che preferivano: le tre che vinsero, furono alla base di praticamente TUTTI i fumetti della rivista, con rarissime eccezioni. Le tre parole vincenti e quindi preferite dai bambini giapponesi furono Impegno, Amicizia, Vittoria: ecco il Jumpismo.

Detta così può non suonare come niente di particolarmente negativo, ma abbiate pazienza e capirete meglio....

 Per cominciare questo portò la rivista ad essere un ricettacolo della corsa al commerciale e del successo nella sua forma più avida: ai mangaka fu imposto un contratto in esclusiva, in modo da non dividere con nessuno gli autori di successo. Inoltre, si scoprì presto che il controllo sulle proprie storie e mondi di fantasia era andato a puttane: "Otoko Ippiki Gaki Daisho" era un manga di Motomiya Hiroshi e narrava le gesta di un teppistello che arrivava a Tokyo e se le dava con la teppa locale prendendone gradualmente il controllo. Il manga veniva fatto terminare col protagonista sconfitto, probabilmente come lezione morale da parte dell'autore, il quale però si vide cancellata la parola "Fine" dai dirigenti della rivista, che lo obbligarono a proseguire perchè 1- il manga aveva successo. 2- quel finale introduceva la Sconfitta e non era tollerabile.
 Per chiunque di voi lettori che sia in qualche modo creativo in una forma d'arte o in un'altra, penso di non sbagliare affermando che già questo aneddoto, con tutte le sue implicazioni, suoni orripilante: non decidi più tu come portare avanti la tua storia e nemmeno quando finirla.

Su Shonen Jump (come la rivista venne ribattezzata) fiorirono nel corso dei decenni manga quali Dragon Ball, One Piece, Saint Seiya e tutti questi sono caratterizzati dal Jumpismo.

Perchè il Jumpismo mi fa tanto orrore? Perchè semplicemente è l'emblema del commerciale, della piattezza, della faciloneria, della ripetitività e della manipolazione.
Relativamente parlando, è molto facile creare una storia con il modello Jumpista, tanto quanto farci successo commerciale: basta trovare la giusta idea di partenza, poi basta inserire i seguenti elementi...


1- Uno scopo da perseguire che implica allenamenti e competizione di qualche genere. Non importa che abbiano senso oppure no, perchè tanto il pubblico non se ne accorgerà (vedremo in seguito).

2- Dialoghi altisonanti e frasi fatte. Basta far dire ai personaggi qualche frase ad effetto che in genere si riassume in "ti sconfiggerò", "combatto in nome della Giustizia (ma sempre in modo generico)", "siamo amicici". SEMPRE. Ma tanto il pubblico non se ne accorgerà (vedremo in seguito).

3- Dei personaggi che rimangono in genere piatti e statici come delle tavole, ma che grazie ai dialoghi di cui sopra, danno l'illusione di essere psicologicamente complessissimi (con rarissime eccezioni tipo Vegeta e Piccolo, i quali hanno avuto una reale maturazione psicologica, descritta decentemente). Personaggi che poi alla fine sono completamente inutili, perchè l'unico veramente indispensabile e risolutore è il Protagonista. Ma tanto il pubblico non se ne accorgerà (vedremo in seguito)

4- Lacrime, tante tante lacrime con qualche tramonto giusto per gradire.

5- Combattimenti, combattimenti a nastro, in una costante escalation di sboronate inverosimili: ed è per questo che il pubblico non si accorge dei punti precedenti. Un combattimento o comunque un confronto acceso da sempre attira e focalizza l'attenzione di chi osserva, quindi la fiumana di combattimenti sempre più sgravati contribuisce ad ottenere quel risultato ma allo stesso tempo stordisce (qualcuno ha detto rincoglionisce?) il pubblico, in modo che sia troppo distratto per porsi  delle domande fondamentali, che lo porterebbero all'altrettanto fondamentale verità: che stringi stringi, sta leggendo/osservando una storia banale.

 In soldoni i protagonisti si devono allenare per diventare più forti in quel che fanno. Affrontano avversari insieme ai propri amici e vincono. Gli avversari che non muoiono diventano quasi sempre amici del protagonista e quindi nuovi comprimari. E' SEMPRE questa la struttura che regge tutta la storia... pensateci.
 Non fraintendetemi, anche io ho avuto la mia razione di rincoglionim.... ehm.. stordimento come chiunque, solo che poi mi sono svegliato dal torpore ed ho cominciato a farmi domande, forse grazie anche al fatto di dover scrivere anche io storie al fine di intrattenere altra gente e per farlo devi saper chiedere a te stesso "ma quel che ho inventato fino ha questo punto ha senso? C'è qualcosa che non regge e sul quale si potrebbe legittimamente obbiettare?"

Da tutto questo penso che ormai sarà chiaro di come i manga/anime Jumpisti siano un grande specchietto per le allodole a livello commerciale, ma precisiamo che io non ho niente contro il fare soldi: sostengo solamente che è tranquillamente possibile farlo senza dover sacrificare la qualità di un lavoro. E' la differenza fra un artista che vuole dire qualcosa tramite quel che fa ed un manager che studia a tavolino su come mungere la gente.

 D'altro canto si può benissimo apprezzare e trovare piacevole anche opere del genere, per carità ed esistono manga jumpisti nei quali l'autore pur non potendo (ovviamente) distaccarsi del tutto dalle Tre Parole Sacre, ha cercato di creare un prodotto meno stereotipato. "Le Bizzarre Avventure di Jojo" ad esempio arriva in molti punti a cercare di distaccarsi un pò dallo schema o comunque a presentarlo in maniera dove vi aderisce solo il minimo sindacale.
 Però quel che mi fa incazzare (ed è per questo che ho scritto questo) è sentire i fanboy che le sbandierano ad oltranza come pietre miliari del fumetto: non lo sono, siate onesti almeno! Vi piace? Se vi diverte avete ragionissima che vi piaccia, però non rompete le balle se qualcuno dice che son cagate, perchè è oggettivamente la verità: abbiate l'onestà di ammetterlo perchè tanto non cambia affatto che vada benissimo che a voi piaccia comunque.

3 commenti:

  1. E poi questi sedicenti otaku integralisti dicono che SOLO i prodotti "americani" (in cui includono pure quelli europei, talvolta) sono "superficiali" e "meramente commerciali"... Molti di certo lo sono, ma in un certo senso anno pure il buon gusto di ammetterlo.

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  2. Considera che "One Piece" va ormai avanti da oltre VENT'ANNI impostato proprio sul "Jumpismo" più squallido, e ancora adesso non se ne intravede il finale. Mi fa davvero imbestialire che ci siano ancora tantissime persone che stravedono per l'opera, e che non vogliono assolutamente ammettere che l'autore li sta prendendo per fondelli da almeno dieci anni, facendo di tutto per allungare il brodo il più possibile.
    Oda, l'autore, ormai sembra non sapere fare altro che riempire la sua storia di una marea di dettagli superflui, di sottotrame e di personaggi secondari al punto da far sospettare che nemmeno lui si ricordi più quale sia la trama principale di One Piece.
    I primi tempi il manga mi piaceva, ma quando mi sono accorto di quanto la si tirasse per le lunghe, ho smesso di seguirlo. Ora sono arrivato addirittura a detestarlo.

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    1. Ciao e grazie del commento.
      Il Jumpismo è letteralmente una macchina commerciale: se ingrani e fai anche solo un moderato successo, generi un giro di merchandising che ti fa entrare molti soldi. Se poi arrivi al traguardo della serie animata, il merchandising aumenta esponenzialmente e così le entrate.
      A quel punto però tu, autore, ti ritrovi chiuso in trappola, perchè smettere per fare altro significa rinunciare ai soldi o comunque prenderne meno, a seconda dei casi: allora vai avanti e dopo anni ti ritrovi a proseguire per forza di inerzia. Non escludo anche eventuali obblighi contrattuali che ti costringono a proseguire.
      Mi viene da domandarmi se a questo Oda ad un certo punto fossero venute nuove idee per un manga, dovendovi però rinunciare per il dover proseguire ad oltranza One Piece. Se non a lui, sarà sicuramente successo ad altri nella stessa situazione: vorresti fare altro ma non puoi, quindi prosegui di malavoglia facendo il minimo sindacale per salvare l'apparenza.

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