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lunedì 9 aprile 2018

CAPITAN MARVEL "SHAZAM - THE POWER OF HOPE"



In questo articolo voglio trattare una piccola storia autoconclusiva pubblicata nel 2000 (non credo di poterla chiamare realmente fumetto in quanto è a conti fatti un racconto illustrato) dedicata ad un personaggio che da noi non è particolarmente conosciuto ai più, ovvero Capitan Marvel. E' un bel po' che avevo in cantiere questo articolo e voglio parlare di questa storia e del suo protagonista perché che ci crediate o no, ha saputo commuovermi.



Chi è Capitan Marvel?
 Intanto chiariamo subito che non è assolutamente legato alla Marvel Comics e che editorialmente è nato prima ancora che la celebre casa editrice si chiamasse "Marvel". 
 Il personaggio nasce nel 1939, pubblicato dalla Fawcett Comics e fu un successo di enormi proporzioni che generò un buon numero di merchandising legato al personaggio ed addirittura un film cinematografico nel 1941, il primo al mondo dedicato ad un supereroe dei fumetti. La popolarità ma sopratutto le vendite di Capitan Marvel oscuravano quelle di Superman e la DC Comics iniziò una "guerra fredda" contro la Fawcett (per esempio, il dover competere con Capitan Marvel è una delle ragioni per le quali a Superman fu aggiunto il potere di volare), culminante con una lunga causa legale per copyright che nel 1953 la DC vinse. Un po' per quello ed un po' per la caccia alle streghe che i fumetti stavano subendo in quegli anni, Capitan Marvel terminò la sua vita editoriale.
  Nel 1972 l'ormai potentissima DC comics rilevò l'intero universo editoriale della Fawcett, divenendo quindi proprietaria anche di Capitan Marvel: il motivo di ciò fu molto semplicemente quello di impedire l'eventuale ritorno di quello che era stato un concorrente pericolosissimo, appropriandosene. Il povero Capitano divenne così un personaggio della DC, mal utilizzato e relegato in un universo alternativo per non competere con Superman ed altri personaggi di punta DC.
 Sebbene possa suonare come una mossa molto stronza (e lo è stata), la DC non aveva previsto male in quanto anche così Marvel riacquistò talmente tanta popolarità che durante gli anni 70 ed i primi anni 80, giustificò la realizzazione di una propria serie di telefilm ed una a cartoni animati.
 Come piccola nota, siccome nel frattempo la Marvel Comics aveva introdotto un proprio personaggio chiamato appunto "Capitan Marvel", la DC dovette usare "Shazam" come titolo per le pubblicazioni del Capitano, mentre nel 2011 il personaggio fu effettivamente rinominato "Shazam".
Se Superman al suo esordio sollevava un'auto sopra la testa, Capitan Marvel la lancia.

"Ok, è tutto molto bello ma questo tizio chi è e cosa fa?" direte voi. Ve lo spiego in breve, saltando alcuni dettagli.
 Nella storia originale Billy Batson è una bambino orfano di 12 anni, senzatetto che si mantiene vendendo i giornali e dorme nelle stazioni della metropolitana. Nonostante tutto è rimasto un bimbo buono ed onesto e per questo viene scelto dall'antico Mago Shazam per proteggere il mondo dal male e per fare questo gli dona la possibilità di attingere al potere degli Dei. Ogni volta che pronuncia la parola "Shazam", Billy viene colpito da una folgore e si trasforma in Capitan Marvel, una versione adulta di se stesso e con i poteri degli Dei le cui iniziali formano la parola "Shazam"... le iniziali dei nomi inglesi almeno: la Saggezza di Salomone, la Forza di Ercole, la Resistenza di Atlante, il Potere di Zeus, il Coraggio di Achille, la Velocità di Mercurio.

"Speak my name!"  "Shazam!"  "You're goddamn right!"

 Piccola nota: questo fa notare quanto gli americani siano comunque ignoranti e lo ripeterò sempre, perché aldilà di mischiare divinità greche e romane c'è da sottolineare come Salomone ed Achille non solo non sono Dei ma nemmeno immortali e per giunta Salomone è ebraico, con gli altri non c'entra un cazzo.
 Appare ora più chiaro perché ebbe così tanto successo: chi da bambino non ha mai voluto trasformarsi in qualcosa di potente? Capitan Marvel non fa altro che rendere questa sempreverde fantasticheria il proprio punto forte e diamine, ha funzionato.
 Capitan Marvel ha quindi un potere immenso e la saggezza innata per usarlo in modo accorto, inoltre la fonte dei suoi poteri è interamente mistica e l'implicazione di questo è che secondo logica ha altissime possibilità di gonfiare Superman come una zampogna: ora capite meglio perché la DC lo ha sempre ghettizzato e nel migliore dei casi fatto apparire più scarso di ciò che dovrebbe. Rispetto a Superman, Capitan Marvel non possiede la vista termica ma in virtù del Potere di Zeus può richiamare la folgore.
 In seguito Billy Batson diventa un quattordicenne e gli viene dato un lavoro come conduttore di un programma radiofonico. E' in questo contesto che si svolge "The Power of Hope".

 La storia si apre con un Billy Batson stanco ed oppresso da fardello della responsabilità che deve sostenere e per giunta come parte del proprio impiego, si ritrova a dover leggere una quantità monumentale di lettere indirizzate a Capitan Marvel che sono arrivate alla stazione radiofonica. Non ne avrebbe voglia, ma Billy è un bravo ragazzo ed anche se stanco e scoglionato se le porta a casa e si mette a leggerle.
 Fra le tante si imbatte in una lettera del reparto pediatrico dell'ospedale della città, dove gli viene chiesto se può far pervenire al Capitano la richiesta collettiva dei piccoli pazienti di incontrarlo.
 Il resto del racconto narra dell'incontro durato alcuni giorni con i bambini e sulle riflessioni di Billy (un ragazzo egli stesso) riguardo questa esperienza, su come un piccolo gesto può fare tanto, sul coraggio ed anche sull'acquisita consapevolezza di essere totalmente impotente come chiunque altro davanti a certe cose.

 Le illustrazioni sono ad opera di Alex Ross, un nome molto noto nell'ambito fumettistico per i suoi lavori dal tratto realistico e di altissima qualità, che ne cura anche la storia assieme a Paul Dini: se lo stile di Ross esalta quanto potrebbe apparire ridicolo il costume di Capitan Marvel nella realtà, allo stesso modo vengono esaltate le emozioni trasmesse dai personaggi, in maniera a mio avviso davvero impeccabile.
 "The Power of Hope" è un racconto semplice che i più cinici lo definirebbero melenso e banale, cosa che non è del tutto falsa ma non me ne frega niente: in un'era dove rendere tutto più cupo e cinico sembra la prassi, qui invece abbiamo ciò che un supereroe dovrebbe portare, la luce della speranza.

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